Toyota supra, la regina del sol levante

Toyota Supra, la GT diventata leggenda

Per essere ormai una quarantenne, la Toyota Supra gode di una fama inusuale tra i giovanissimi. Merito di pellicole come la saga Fast & Furious, dei videogames di guida più famosi che la includono sempre tra le auto che è possibile pilotare virtualmente, ma anche del drifting, disciplina nata in Giappone negli anni’ 70 e oggi conosciuta e seguita anche in Europa.

La sua inalterata popolarità, nonostante il 2002 sia stato l’ultimo anno di commercializzazione, è un riconoscimento alle doti di quella vettura che durante la sua carriera durata quattro generazioni ha saputo rappresentare il ruolo di coupé sportiva secondo la filosofia giapponese meglio di qualunque altra coeva. 

La storia della Supra parte da lontano, dal 1979, da derivata di lusso della altrettanto nota Celica che sarebbe diventata un’icona degli anni ’90 vincendo tre titoli piloti e due costruttori nel WRC dal 1992 al 1994. La denominazione “Supra” nasce infatti per distinguere la versione “superiore” della Celica Coupé. La Toyota Celica Supra è una variante che vanta un equipaggiamento più ricco, è più larga e più lunga, anche perché deve accogliere al posto dei 4 cilindri della sorella minore i motori 6 cilindri in linea (da 2, 2.6 e 2.8 litri, con potenze da 111 ai 147 CV a seconda delle epoche e dei mercati) che diventeranno una costante nella sua storia.

Toyota Supra II

Nel 1982 nasce la seconda generazione della Celica Supra, che raggiunge per la prima volta l’Europa. E’ bellissima alla maniera delle auto degli anni ’80, il cui design è accomunato da linee taglienti e moderne e come tutte le GT più prestigiose del tempo viene dotata di fari a scomparsa. Come la precedente è una versione premium della Celica: è identica fino al montante B, ma si fa notare per il passo notevolmente più lungo, sempre per accomodare sotto il lungo cofano l’unità 6 in linea da 2.8 litri con potenze che da 145 arriveranno a 178 CV a fine carriera. 

La Supra inizia a ritagliarsi un ruolo nel motorsport. Se l’unica apparizione in gara della Supra Mark I era stata come pace car al GP degli Stati Uniti del ’79, la Supra Mark II Gruppo A debutta in pista nel British Saloon Car Championship (che sarebbe diventato il BTCC) nel 1983 con l’esperto e veloce Win Percy. Nel 1985 il volante della Supra toccò ad una leggenda del motorsport: Barry Sheene, due volte campione mondiale Classe 500 nel ’76 e ’77 nel Motomondiale, dal quale “Iron Man” si era ritirato l’anno precedente. Sheene si piazzò stabilmente nella top 6 in quella stagione, ma abbandonò le corse alla fine di quell’annata per trasferirsi in Australia con la sua famiglia. Ormai il suo fisico era compromesso dai numerosi incidenti in moto collezionati in carriera che gli erano valsi quel soprannome.

La fine del 1985 decreta anche la fine della seconda generazione della Supra, sostituita dalla terza nel 1986.

Toyota Supra III

Per la prima volta la Toyota Supra è un modello indipendente dalla Celica, che nel 1986 passa alla trazione anteriore, mentre lei rimane a trazione posteriore per rappresentare la GT per eccellenza della Casa di Nagoya. La terza generazione viene finalmente importata in via ufficiale anche in Italia

Il design fa un ulteriore salto in avanti adattandosi allo spirito del tempo. Ci sono ancora i fari a scomparsa che rimangono in voga tra i costruttori delle sportive più prestigiose, ma le dimensioni si fanno più compatte, con la lunghezza ed il passo che scendono rispettivamente a 4,66 e 2,59 metri. Tutti gli esemplari europei adottano lo spoiler posteriore, optional su altri mercati. Insieme alla ormai celebre Celica ed alla MR2 formava un trio di grande successo tra i seguaci delle sportive. 

Per la Supra con la terza serie si apre l’era del motore turbo, diventato il riferimento grazie alla Formula 1: debutta il nuovo 3 litri da 230 CV, a cui dal 1987 si aggiungeranno i 2 litri aspirati e turbo da 105 a 180 cavalli. La Supra Mark III è l’auto giapponese più veloce dell’epoca: supera i 250 km/h di punta massima e impiega circa 6,1 secondi da 0 a 100 km/h da fermo.

Con simili prestazioni in gioco, il salto di qualità dal punto di vista telaistico si rende necessario. Infatti la Supra di terza generazione è dotata di sospensioni indipendenti con doppi triangoli sovrapposti per entrambe gli assi controllate elettronicamente. La Supra 3.0 GT Turbo A del 1987 arriverà a 270 CV e servirà per ottenere l’omologazione per disputare le serie riservate al Gruppo A

Prenderà parte al Campionato GT giapponese, ma alle nostre latitudini la ricordiamo soprattutto per essere stata impiegata nel WRC tra il 1987 ed il 1989 nel Safari Rally al posto della Celica. Nel 1988 in Africa Kenneth Eriksson, Juha Kankkunen e Bjorn Waldegard si piazzarono rispettivamente quarto, quinto e settimo. L’anno successivo, sotto le insegne del Toyota Team Kenya, Waldegard e Ian Duncan chiusero quarto e quinto. 

Toyota Supra IV

L’avvento della quarta ed ultima generazione, quella più celebre ai giorni nostri soprattutto per essere stata al cinema la vettura di Paul Walker, nasce in un’epoca in cui la competizione delle connazionali diventa fortissima: Nissan propone la 300ZX, Mazda fa della RX-7 col suo motore Wankel la sua portabandiera tecnologica mentre Honda assolda Pininfarina e Ayrton Senna per dare un’impronta indimenticabile alla sua NSX. 

Toyota risponde al Chicago Motor Show del 1994 con la Supra di quarta generazione, che si presenta completamente rivoluzionata rispetto alla serie precedente. Sono ormai gli anni ’90 e i fari a scomparsa non si usano più, il design si arrotonda e la Supra si rimpicciolisce ancora per favorire l’handling. Stavolta la Supra è una sportiva senza compromessi, come suggerisce il grande alettone al posteriore. Nel complesso il design sembra ispirato alla 2000GT di fine anni ’60, la prima Gran Turismo del costruttore giapponese. 

Il peso scende fino a 100 kg rispetto alla generazione precedente grazie all’esteso uso di materiali leggeri come l’alluminio il magnesio e plastiche, il telaio adotta sospensioni indipendenti e l’impianto frenante consente spazi di arresto anche migliori di quelli delle supercar di marchi blasonati. Al volante sembra di stare a bordo di una monoposto. 

La Supra IV viene apprezzata soprattutto per il nuovo propulsore: un 3 litri ancora 6 in linea con due turbo che lavorano in maniera sequenziale. La versione più esasperata è riservata al mercato europeo. Con 330 CV scatta da 0 a 100 km/h in 4,6 secondi e può superare i 280 km/h di velocità massima, che viene però limitata a 250 km/h. E’ anche la prima auto giapponese a montare un cambio manuale a 6 rapporti. Il propulsore si dimostra molto propenso alle elaborazioni e in alcuni esemplari dei “tuners” più radicali può arrivare a 1.000 CV

La Supra può cimentarsi ora in competizioni anche più dure che in passato: dopo aver battagliato con onore nel GT giapponese, Toyota si schiererà alla 24 Ore di Le Mans del 1995 con gli italiani Mauro Martini, Marco Apicella e l’americano Jeff Krosnoff. La concorrenza però è spietata, perché le avversarie si chiamano Ferrari F40 GTE, McLaren F1 GTR, Jaguar XJ220 LM e Porsche 993 GT2 Evo e la fortuna non è dalla parte del team SARD, che deve fronteggiare numerosi problemi tecnici e conclude 14esima. Nel 1996 la seconda apparizione sulla Sarthe con un equipaggio interamente giapponese, ma stavolta alla piccola Supra andrà anche peggio, ritirandosi prima della bandiera a scacchi.

Le attività sportive vanno decisamente meglio in patria, dove vince il titolo nel Super GT nel 1997, 2001, 2002 e addirittura nel 2005, nonostante la produzione fosse cessata due anni prima.